Almeno per gli anziani più fragili.

Sbloccare il lockdown indipendentemente dall’età è un “Fatto molto positivo e logicamente fondato”. Infatti, “non l’età in sé, ma le malattie croniche, più prevalenti in età avanzata, e l’esposizione cumulativa al fumo che condizionano una maggiore vulnerabilità al Covid 19”. A dirlo è Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), dopo l’annuncio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di prevedere, dal 4 maggio, qualche concessione agli spostamenti anche per gli anziani.“Non pochi anziani godono di salute invidiabile, così come non pochi adulti o giovani hanno la salute minata da importanti malattie croniche – aggiunge Antonelli Incalzi – . Inoltre, il protratto confinamento riduce l’esercizio fisico, che è a tutti gli effetti un ‘farmaco salvavita’ negli anziani. Non è forse un caso che negli ultimi due mesi le morti per infarto siano aumentate del 40%”. Secondo i geriatri, più che la paura del contagio in ospedale e, più in generale, del venire meno della comune procedura di assistenza, è molto più verosimile che vi abbia concorso la mancanza dell’esercizio, che ha un effetto anti-infiammatorio, migliora il metabolismo glucidico, ha ripercussioni favorevoli sul tono dell’umore e sulle capacità cognitive.“Nei malati con demenza – precisa – il confinamento sta avendo effetti drammatici, con frequente inversione del ritmo sonno-veglia e accresciuto fabbisogno di anti-psicotici per porre un freno all’agitazione psicomotoria. Per questi e per tanti altri motivi sarebbe stato illogico continuare a tenere gli anziani confinati in casa, come pure da varie parti si suggeriva”.Quali regole si possono seguire? Per il Presidente SIGG, “fermo restando il rispetto scrupoloso delle prescrizioni di protezione individuale, in zone a maggiore rischio di contagio i soggetti più vulnerabili dovrebbero avere cura di uscire allorché sia più bassa la densità di persone in strada e, per quanto possibile, evitare luoghi che, pur in presenza delle misure di distanziamento, possano presentare una densità di presenze maggiore. Contestualmente, vanno mantenute da parte di tutti le norme di igiene individuale e ambientale che abbiamo imparato e che dovrebbero divenire ‘automatiche’ nei nostri comportamenti”. Antonelli Incalzi chiede al Governo e alle Regioni di “prevedere l’ausilio di un sistema di monitoraggio remoto degli anziani più a rischio, per cogliere tempestivamente l’eventuale esordio di Covid-19 e soprattutto prevenire l’aggravamento delle patologie croniche. I soggetti da monitorare – spiega – potrebbero essere scelti secondo i criteri di selezione degli anziani a rischio durante le ondate di calore estivo. Il monitoraggio può avvalersi di vari strumenti tecnologici di agevole uso e andrà affidato ai medici di medicina generale con il supporto dei geriatri per le situazioni più problematiche e con un variabile apporto di personale infermieristico”.
Fonte: askanews.it

Materiali comuni e software gratuito: già in uso in tre strutture.

Non c’è bisogno di grandi investimenti o procedure complesse per usare i robot per assistere i malati ricoverati con Covid-19: i componenti – tra i quali un aspiratore due cellulari – sono oggetti acquistabili su tutte le principali piattaforme di commercio on line per circa mille euro, e il software la vera anima del robot per la teleassistenza, lo mette a disposizione gratis IIT, l’Istituto italiano di tecnologia.Il minirobot consente di prestare ai ricoverati in isolamento assistenza di base, dalla consegna dei farmaci ai consulti, e anche di rendere facilmente accessibili i contatti e le relazioni – per quanto a distanza – tra i pazienti e i parenti. I primi tre robot sono già attivi nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, nell’a Azienda USL Toscana Nordovest di Massa-Carrara e nel Centro Polivente Anziani Asfarm di Induno Olona, rivelandosi preziosissimi per ridurre i rischi di contagio degli operatori sanitari.Il minirobot è il cuore del progetto LHF-Connect di IIT che prevede di mettere a disposizione delle strutture sanitarie tutte le istruzioni per la costruzione del presidio di telepresenza. Il software che guida e gestisce il minirobot è stato sviluppato da un team di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) in collaborazione con l’Università di Pisa, ed è rilasciato in open source anche sulla piattaforma TechForCare.com recentemente lanciata dall’Istituto per la Robotica e le Macchine Intelligenti (I-Rim) e Maker Faire Rome; e proprio la comunità dei makers italiani offre il supporto a quanti hanno bisogno di assistenza nella fase di assemblaggio.Tecnicamente LHF-Connect è costituito da una base mobile realizzata modificando un’aspirapolvere robotico commerciale, da un piedistallo e due cellulari o tablet. Il software sviluppato dal team IIT e Università di Pisa permette la supervisione del robot da parte di un operatore remoto, rendendolo così in grado di raggiungere i letti dei pazienti ricoverati in isolamento. Quando la connessione tra il paziente e il medico o il parente è stabilita, il pilota volontario abbandona la comunicazione per garantire la privacy. Il robot è dotato di una intelligenza artificiale che ne aiuta la navigazione, ma viene supervisionato a distanza da una persona che gli impartisce gli ordini. Al momento il robot viene utilizzato con l’assistenza remota di ricercatori o di operatori sanitari, ma il progetto prevede di istruire i volontari che offriranno alcune ore per guidare a distanza i robot nei reparti Covid-19 che li richiedono, aiutando il personale sanitario già sovraccarico di attività. I volontari possono dare la propria disponbilità sul sito del progetto. Qualsiasi struttura sanitaria che abbia bisogno di questa specifica soluzione può collegarsi al sito www.lhfconnect.net dove, oltre a poter vedere il robot in azione, sono disponibili tutti i disegni, il software e le istruzioni per chiunque voglia replicare il dispositivo. Questa e altre iniziative saranno anche presenti sulla piattaforma TechForCare.com e sul sito istituzionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). (https://www.iit.it/iit-vs-covid-19).‘Abbiamo parlato molto con i medici ed il personale sanitario, e abbiamo scoperto che non c’era bisogno di ‘rocket science’ per essere veramente utili, oggi e dovunque serva, in questo momento di emergenza. Ci è stato detto che un semplice robot di telepresenza sarebbe stato di grande aiuto per gli operatori, continuamente esposti a rischi di contagio, e per i ricoverati in reparti Covid-19, che rimangono isolati per settimane senza poter avere contatti con le proprie famiglie – racconta Antonio Bicchi, ricercatore IIT, professore all’Università di Pisa e Presidente di I-Rim – Il nostro obiettivo è dare ora il nostro contributo per la gestione delle strutture ospedaliere e un leggero sollievo ai ricoverati e alle loro famiglie. La ricerca italiana in Robotica, che è una delle più forti al mondo, continua intanto a preparare il futuro’. ‘Il progetto LHF-Connect offre grandi opportunità ai pazienti affetti da Covid-19, alle persone che vogliono essere loro vicine ed al personale sanitario, duramente impegnato in questa situazione di vera emergenza -dice Mauro Ferrari, professore di Chirurgia e Direttore del Centro ENDOCAS dell’Università di Pisa – Le potenzialità del progetto, tuttavia, si potranno sviluppare oltre i confini di questa fase e saranno utilissime per disegnare una assistenza sanitaria molto più improntata sull’uso della telemedicina. Per questo, sia la Direzione Aziendale, sia i medici già coinvolti nel progetto hanno manifestato interesse e grande disponibilità’. Il progetto LHF, di cui LHF-Connect è il primo prodotto, prende il nome da ‘Low Hanging Fruits’ cioè quei frutti della ricerca robotica più avanzata svolta negli anni passati, e che sono oggi a portata di mano per una applicazione vasta e immediata. Nell’emergenza Covid-19, i ricercatori del progetto LHF hanno raccolto le necessità delle strutture ospedaliere e pensato a soluzioni rapide e realizzabili con oggetti commerciali di largo consumo, collaudati e disponibili facilmente, in breve tempo e con una spesa ridotta. Questo progetto ha potuto svilupparsi anche grazie all’azienda iRobot, la casa madre di Roomba – il robot aspirapolvere più diffuso e prodotto in milioni di esemplari – che ha concesso al progetto tutto italiano LHF-Connect di accedere alle proprie librerie software usandole e modificandole. Il progetto LHF è libero da ogni interesse commerciale e aperto all’utilizzo di qualsiasi prodotto possa essere utile.Il primo robot assemblato è ora operativo nelle corsie dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP) a Cisanello e permette al personale sanitario di controllare i pazienti ricoverati affetti da Covid-19 in remoto e di connetterli con le loro famiglie e amici attraverso le video chiamate, per alleviare i lunghi periodi di degenza. Altri test sono stati fatti nel Nuovo Ospedale Apuano della Azienda USL Toscana Nordovest. La tecnologia consente inoltre di prestare forme di assistenza di base come la consegna dei farmaci, diminuendo l’esposizione del personale sanitario al virus e riducendo la possibilità di contagio.In particolare il dispositivo è stato testato, sia in reparti Covid-19 che di terapia intensiva e sub-intensiva, mettendo in comunicazione una paziente ricoverata in corsia e i suoi familiari, che dal momento del ricovero non avevano avuto la possibilità di vedersi. La procedura è avvenuta senza rendere necessaria l’esposizione del personale medico. Durante la sperimentazione si sono valutate anche le procedure per la sanificazione del dispositivo e sono state studiate le modalità per garantire la massima protezione della privacy.Si sono inoltre sperimentate le potenzialità nel campo della telemedicina effettuando un consulto a distanza in un reparto di terapia intensiva tra il direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’Aoup Fabio Guarracino e un paziente intubato. Il medico ha osservato i monitor e interloquito con l’infermiere che assisteva il paziente. L’utilizzo di LHF-Connect ha consentito di ridurre sensibilmente i tempi complessivi del consulto, poiché non si è resa necessaria la fase di preparazione e vestizione del medico, e di limitare l’esposizione del personale al rischio di contagio. Inoltre il consulto può avvenire a distanza, anche da una città all’altra, aprendo la strada a molte numerose applicazioni. Un terzo robot, assemblato autonomamente seguendo le istruzioni del progetto, è invece operativo presso il Centro Polivalente Anziani Asfarm di Induno Olona (Va), un RSA al momento Covid19-free, grazie alle azioni preventive dei gestori della struttura, dove il dispositivo mette in comunicazione gli ospiti con i parenti e, teloperato dagli operatori della struttura, fornisce assistenza portando quotidiani o medicinali. ‘Quando si sarà allentata la pressione sui ricoveri per Covid-19, che stiamo già osservando da qualche settimana anche nel nostro ospedale – dichiara il direttore generale dell’Aoup Silvia Briani – è naturale che riprendano gradualmente tutte le attività ma niente potrà più essere replicato con le stesse modalità della fase pre-Covid-19 perché ci saranno nuovi standard di sicurezza cui attenersi. Per cui stiamo già lavorando alla cosiddetta ‘ripartenza’ in accordo con le indicazioni regionali e queste potenzialità offerte dal dispositivo, in particolare sulla telemedicina/teleconsulto sono interessanti e meritano quindi di essere testate’. ‘Un progetto concreto che dà un contributo sostanziale nella gestione di questa emergenza che coinvolge ogni ambito della nostra vita, compreso quello affettivo. Ma che soprattutto richiede nuove modalità di intervento in campo assistenziale e medico – commenta il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella -. Con LHF-Connect facciamo un passo in più verso la Fase 2 e la nostra Università è fiera di aver fatto parte di questo progetto che nasce da una preziosa collaborazione tra pubblico e privato e che conferma, una volta di più, come il nostro sistema Universitario sia un’eccellenza su cui è necessario investire per il futuro del Paese’. Il progetto rientra nell’iniziativa TechForCare, una piattaforma, recentemente lanciata su iniziativa di I-RIM, l’Istituto per la Robotica e le Macchine Intelligenti che riunisce la ricerca accademica più visionaria e l’industria aperta alle tecnologie avanzate e Maker Faire Rome – The European Edition punto di incontro della community dei makers e degli innovatori. TechForCare ha il ruolo di raccogliere le esigenze tecnologiche nate in seguito all’emergenza Covid-19 e connetterle con chi tra Istituti di ricerca e Makers può offrire soluzioni pronte in breve tempo.
Fonte: askanews.it
 

06 6859 2088 il numero per contattare i pediatri dell'Ospedale.

Nel periodo di sospensione delle attività ambulatoriali non urgenti disposto dalla Regione Lazio, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù potenzia i servizi di consulenza a distanza per dare risposte ai problemi di salute dei piccoli pazienti costretti a casa per l’emergenza coronavirus. Pediatri, neonatologi, allergologi, nutrizionisti e psicologi saranno a disposizione, al telefono o via web, per dare informazioni e suggerimenti alle famiglie e soprattutto per verificare che durante la quarantena non vengano trascurate terapie, ignorati segnali di altre patologie o rimandati controlli in Ospedale che invece possono rivelarsi necessari. Potenziati anche i servizi di telemedicina per i malati cronici seguiti dagli specialisti del Bambino Gesù. L’appello della presidente Mariella Enoc: «State a casa con i vostri bambini, ma non rimandate i controlli in Ospedale quando sono urgenti o importanti per altre patologie».Ecco di seguito i servizi attivati. L’ambulatorio pediatrico diventa ‘telefonico’. Al numero 06 6859 2088, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19, un team di medici pediatri sarà a disposizione delle famiglie per i bambini e ragazzi con bisogni di salute non urgenti e per i piccoli pazienti che prima dell’emergenza avevano già avviato un percorso di cura presso gli ambulatori e i Pronto Soccorso del Bambino Gesù. Al telefono verranno raccolte e valutate tutte le informazioni, quindi verrà inquadrato il tipo di assistenza più appropriato, comprese, se necessario, valutazioni ambulatoriali o visite specialistiche.

Fonte: askanews.it

Prandini: attenzione perché mancano lavoratori per la raccolta

Con l’emergenza Coronavirus gli italiani vanno a caccia di vitamine per aiutare a rafforzare il sistema immunitario contro il virus con la spesa di frutta e verdura delle famiglie che balza del 16% nei supermercati nazionali. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti su come sono cambiati gli acquisti alimentari delle famiglie, secondo i dati IRI relativi all’ultima settimana rilevata dall’8 al 15 marzo. Una crescita trainata dalla voglia di avere in casa una riserva naturale di vitamine poiché secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi Milano “la miglior alimentazione per il nostro organismo, quella che più potrebbe aiutarlo ad affrontare un’infezione da coronavirus, è quella mediterranea. Consiglio di consumare alimenti ricchi di vitamina B e C, e oligominerali”.Nei supermercati, discount, negozi e mercati – sottolinea la Coldiretti – è corsa all’acquisto di arance, kiwi, mele, pere, fragole ma anche insalate, carote, pomodori, cavolfiori, broccoli, carciofi, asparagi e patate che garantiscono una riserva naturale di vitamine. A preoccupare gli agricoltori – continua la Coldiretti – la difficoltà delle spedizioni all’estero dove lo scorso anno è stata esportata ortofrutta per un valore di quasi 5 miliardi, messi ora a rischio dalle campagne di disinformazione e dai lunghi rallentamenti alle frontiere che danneggiano i prodotti deperibili. Pesa però soprattutto – precisa la Coldiretti – la mancanza di manodopera per i nuovi raccolti arrivati in anticipo per effetto del caldo inverno. Con i vincoli alla circolazione tra Paesi – spiega la Coldiretti – è a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, soprattutto Est Europa come Romania, Albania, Bulgaria e Polonia. Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – evidenzia la Coldiretti – della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia.“Occorre intervenire al più presto per sopperire alla mancanza di manodopera stagionale e non pregiudicare le fornitura di generi alimentari a negozi e supermercati rimasti aperti e per questo occorre prorogare gli attuali permessi per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare ai lavoratori stranieri di dover rientrare nel proprio Paese di origine” chiede il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che peraltro “è anche necessaria una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.L’82% degli italiani cerca di acquistare prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio secondo l’indagine Coldiretti Ixè. E per non cadere nell’inganno dei prodotti importati spacciati per Made in Italy è importante verificare sempre l’origine nazionale in etichetta che – conclude la Coldiretti – è obbligatoria per la frutta e verdura e privilegiare gli acquisti direttamente dagli agricoltori nelle aziende o nei mercati di campagna Amica dove i prodotti sono anche più freschi e durano di più. E per venire incontro a queste nuove esigenze dalla Val d’Aosta alla Sicilia gli agricoltori dei mercati, degli agriturismi e delle fattorie degli agricoltori di Campagna Amica hanno attivato anche servizi di consegna a domicilio, per far arrivare sulle tavole degli italiani le eccellenze del territori a chilometri zero con le iniziative visibili sul sito www.campagnamica.it. Comprare frutta e verdura a chilometri zero dal contadino non solo garantisce maggiore freschezza ma aiuta il lavoro e l’economia del territorio #MangiaItaliano.
 

Fonte: askanews.it

L’emergenza sanitaria globale innescata dalla diffusione del Coronavirus e le conseguenti limitazioni alla vita individuale e collettiva riverberano in modo importante sulla sfera piscologica ed emotiva delle persone e quindi sulla società. L’emergenza sanitaria diventa anche emergenza psicologica, cui si cerca di far fronte con servizi di ascolto e supporto gratuito messi a disposizione ad esempio dal Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi così come dalla Società Psicoanalitica Italiana.Un effetto indiretto dell’epidemia globale che Patrizia Velotti, professore associato di Psicologia clinica alla Sapienza Università di Roma e coordinatrice di uno studio internazionale sull’impatto psicologico del Covid-19, definisce “pandemia comportamentale”.“Le pandemie danneggiano gli individui e le società a diversi livelli causando cambiamenti radicali nelle abitudini di vita. Sul piano individuale insorgono comportamenti legati all’ansia, disturbi del sonno e una generale percezione di malessere che caratterizzano la fase dell’epidemia. Ovviamente tutti questi fenomeni impattano diversamente a seconda dello stato di salute precedente all’epidemia stessa. Allo stesso tempo, sul piano sociale si evidenziano diversi esiti. Una delle prime conseguenze – spiega Velotti ad askanews – è la stigmatizzazione delle persone colpite (si pensi allo stigma sociale relativo ai cinesi nella prima fase di questa pandemia). Vi è inoltre l’emergere di preoccupazioni che attivano una spirale di comportamenti che incidono prevalentemente sulle attività economiche (acquisto, vendita, scambi, ecc.). Tutto ciò – sottolinea la psicologa – incrementa la sensazione di panico preesistente connessa alle minacce di pandemia e destabilizza ulteriormente le persone che persistono nella messa in atto di comportamenti prevalentemente orientati al ritiro sociale. Tali comportamenti favoriscono l’accrescersi della crisi economica. Questa situazione – prosegue Velotti – potrebbe essere intesa come una ‘pandemia comportamentale’, caratterizzata dal dilagare di comportamenti disfunzionali rispetto alla ripresa, un effetto indiretto dell’epidemia globale, connessa con la salute emotiva e comportamentale delle persone colpite e delle loro società”.Aspetti che la ricerca coordinata dalla professoressa Velotti – “SPQR – Support People against Quarantine Risks-An international study on the psychological impact of COVID 19” – intende approfondire, attingendo alle informazioni raccolte attraverso la diffusione di un questionario (disponibile sul sito Sapienza https://www.uniroma1.it/it/notizia/unindagine-sugli-effetti-psicologici-dellisolamento-durante-la-pandemia-covid-19-partecipa) rivolto a tutti i soggetti maggiorenni che si trovano oggi a vivere in contesti sottoposti a forti limitazioni per arginare la diffusione del contagio. Una situazione che oggi si stima interessi circa tre miliardi di persone nel mondo.“Si tratta di una ricerca longitudinale condotta da Sapienza Università degli Studi di Roma (Italia) attraverso una rete internazionale cui collaborano Belgio, Francia, Svizzera, Spagna e Stati Uniti. Lo scopo della ricerca – spiega – è quello di valutare l’impatto psicologico connesso alla situazione di confinamento che sta vivendo la maggioranza della popolazione in questi mesi per individuare possibili aree d’intervento. Tale situazione, infatti, ha in sé diversi aspetti che possono innescare o peggiorare un disagio dal punto di vista psicologico. In particolare, abbiamo deciso di rivolgere la nostra attenzione alle manifestazioni che hanno a che fare con la sfera della depressione, dei vissuti d’ansia e dei livelli di stress esperiti dalla popolazione in questo momento”.“La paura del contagio, la restrizione delle libertà individuali, la riduzione delle attività piacevoli, i lutti, l’adattamento alle nuove modalità lavorative o la perdita vera e propria del lavoro sono soltanto alcune delle circostanze che mettono a rischio il benessere psicologico degli individui in questo periodo. Tra tutte queste, – spiega la psicologa della Sapienza – il nostro studio si focalizza sulle conseguenze negative legate alla situazione di isolamento, deprivazione relazionale e solitudine inevitabilmente derivata dalle misure di ‘distanziamento sociale’ adottate dal governo. Diversi studi hanno già messo in evidenza come una condizione percepita di solitudine sia deleteria dal punto di vista psicologico e richieda un potenziamento delle risorse individuali al fine di gestirne il carico emotivo”.Indagare l’impatto psicologico del Covid-19 per elaborare anche strumenti di intervento, strategie che possano aiutare concretamente le persone a gestire questa situazione emergenziale a cui nessuno di noi era preparato. “L’obiettivo dello studio, oltre a evidenziare il probabile incremento di questa sofferenza, è quello di capire quali sono gli elementi che rendono gli individui maggiormente vulnerabili, o al contrario maggiormente resilienti, rispetto alle conseguenze negative provocate da questi eventi. Questo è molto importante – sottolinea Patrizia Velotti – se vogliamo essere in grado di intervenire efficacemente. Intendiamo infatti fornire indicazioni pratiche che permettano di identificare in maniera tempestiva gli individui maggiormente vulnerabili e di rivolgere loro un aiuto concreto e efficace. Soprattutto, vogliamo essere in grado di disporre di linee guida che ci dicano quali risorse dobbiamo potenziare in questi interventi al fine di garantire, in maniera quanto più possibile tempestiva ed efficace, un aiuto alla popolazione. A questo proposito stiamo indagando il ruolo di alcuni fattori protettivi come ad esempio la capacità di fronteggiare gli stati emotivi in maniera funzionale, l’utilizzo adattivo della tecnologia per sopperire alla situazione di deprivazione relazionale, ma anche altre risorse che hanno a che fare, ad esempio, con il senso di connessione alla natura”.I risultati preliminari della ricerca sono attesi verso Pasqua, mentre le conclusioni saranno disponibili al termine della quarantena nei diversi Paesi. “I risultati – conclude Patrizia Velotti – saranno condivisi con la comunità scientifica in modo che possano contribuire a costituire i riferimenti per le linee guida dei diversi paesi. Contiamo di presentarli alle autorità sanitarie nazionali, europee ed internazionali al fine di sensibilizzare le istituzioni rispetto alla necessità di sostenere ricerche ed interventi in area psicologica. Infine, li diffonderemo in termini divulgativi presso le comunità in modo da favorire la conoscenza del fenomeno e individualmente informeremo i partecipanti interessati rispetto all’esito della ricerca”.

Fonte: askanews.it

Fino al 12 giugno in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte

Confederazione Parkinson Italia Onlus, rete nazionale delle Associazioni delle persone con Parkinson, e Careapt – giovane start up del gruppo Zambon dedicata allo sviluppo di soluzioni digitali per la gestione delle malattie neurodegenerative – hanno dato vita ad una iniziativa congiunta per offrire sostegno alle persone con Malattia di Parkinson che vivono nelle regioni di Italia più colpite dall’emergenza coronavirus (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte), già da molti giorni costrette nelle proprie case, attraverso il programma di teleassistenza infermieristica specializzata ParkinsonCare.Fino al 12 giugno, infatti, per queste persone sarà possibile accedere a ParkinsonCare a titolo gratuito. Per ricevere assistenza – informa una nota – basterà chiamare il numero fisso 02 2107 9997 o inviare una mail a info@parkinsoncare.com. Il servizio sarà attivo ogni giorno dalle 9.00 alle 18.00 da lunedì a venerdì.Se il Covid-19 si combatte soprattutto in corsia e nei reparti di terapia intensiva, è di vitale importanza che milioni di anziani rimangano il più possibile nelle proprie case, per non alimentare la drammatica emergenza che si affronta in queste ore nei nostri ospedali. Tra questi, anche le persone con Malattia di Parkinson: 260.000 nel nostro Paese gli individui affetti da una patologia che insorge in media intorno ai 65 anni e che comporta progressiva disabilità motoria oltre a diversi altri disturbi, che spesso si accompagnano a vissuti di crescente isolamento, ansia e depressione.ParkinsonCare da un lato supporta le persone malate affiancandole nella gestione infermieristica dei sintomi e vigilando sull’aderenza alla terapia e, dall’altro, fornisce ai loro medici curanti un monitoraggio regolare delle loro condizioni cliniche e un servizio di allerta per l’attivazione degli interventi medici necessari.In ragione dell’elevato numero di persone potenzialmente interessate, il team di infermieri e neurologi di ParkinsonCare provvederà a dare priorità agli accessi in funzione del livello di urgenza e complessità dei diversi interventi, in coordinamento ove possibile con i medici curanti. A questo si aggiunge che anche neurologi e medici di medicina generale potranno selezionare tra i loro assistiti coloro che ritengono più bisognosi del servizio, segnalando l’iniziativa ai loro pazienti.


Fonte: askanews.it

Rapporto diretto alimentazione-microbiota intestinale-salute.
Effetti benefici di un intervento nutrizionale con la Dieta Mediterranea sulla composizione e sulle funzionalità del microbioma intestinale, sul metaboloma sistemico e sui livelli di colesterolo in una popolazione sovrappeso a rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari. Li dimostra uno studio europeo, coordinato dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con l’Università di Copenaghen e l’istituto francese MetaGenoPolis.La ricerca, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Gut, evidenzia come esista un rapporto diretto tra l’alimentazione, il microbioma intestinale e la salute dell’uomo.I partner del progetto europeo DINAMIC – Diet-induced Arrangement of the gut Microbiome for Improvement of Cardiometabolic health – hanno condotto uno studio di intervento nutrizionale randomizzato controllato di 8 settimane in soggetti sovrappeso e obesi con uno stile di vita sedentario. I risultati mostrano chiaramente che un cambiamento nel comportamento alimentare, senza alcuna concomitante modifica dell’apporto energetico individuale dell’assunzione di macronutrienti e dell’attività fisica, può ridurre i livelli ematici di colesterolo, già dopo 4 settimane, in una popolazione a elevato rischio cardio-metabolico per uno scorretto stile di vita.Inoltre, una maggiore aderenza alla dieta mediterranea induce cambiamenti del microbioma intestinale e della sua funzionalità, importanti per la salute umana. In linea con gli aspetti legati alla nutrizione personalizzata, i dati mostrano che alcuni individui ospitano un microbioma intestinale che è più suscettibile ai cambiamenti indotti dalla dieta mediterranea e vanno incontro ad ulteriori vantaggi clinici come il miglioramento della sensibilità all’insulina e dello stato infiammatorio.

Fonte: Askanews.it

Pigmenti rossi, blu e viola presenti in frutta, verdura e cereali.
Il gruppo guidato da Graziella Messina, insieme a Marco Cassano, Katia Petroni e Chiara Tonelli del dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano ha appena pubblicato sulla rivista “Cell Death & Disease” uno studio su un approccio di nutrigenomica nel miglioramento della patologia distrofica.Diversi studi hanno sottolineato come lo stress ossidativo e l’infiammazione siano fattori chiave che contribuiscono all’aggravarsi e alla cronicizzazione di queste patologie. E’ stato dimostrato – informa la Statale – che le antocianine assunte con la dieta hanno un ruolo preventivo nei confronti dello stress ossidativo e dell’infiammazione cronica. Le antocianine sono pigmenti rossi, blu e viola, appartenenti alla famiglia dei flavonoidi e presenti in frutta, verdura e cereali pigmentati. La cianidina è una delle antocianine più diffuse negli alimenti ed è il componente principale delle antocianine del mais rosso.In questo lavoro sono stati dimostrati i benefici nutrizionali di una dieta arricchita con cianidina quando somministrata fin dallo svezzamento nella dieta su modello animale distrofico: si sono infatti osservati una riduzione dello stato infiammatorio e un aumento della biosintesi dei mitocondri, producendo come risultato un quantificabile miglioramento muscolare sia morfologico che funzionale nei topi distrofici.Di particolare rilevanza terapeutica è l’osservazione che tale beneficio nutrizionale si ottiene anche quando la dieta viene fornita agli animali distrofici in età avanzata, quando i segni della malattia sono già seriamente presenti. “In attesa di una cura definitiva, siamo convinti – afferma Graziella Messina – che il nostro lavoro fornisca prove significative che una dieta arricchita con cianidina rallenti in modo marcato la progressione della patologia distrofica, aprendo la strada a un approccio combinato che miri a preservare il muscolo distrofico e a rallentare il decorso della patologia controllando infiammazione muscolare e stress ossidativo, facilitando così le prospettive di diversi protocolli terapeutici ancora in fase di sperimentazione”.Le Distrofie Muscolari sono patologie eterogenee sia dal punto di vista clinico che molecolare, caratterizzate da atrofia primaria del muscolo scheletrico – il tessuto responsabile della postura, della locomozione e della respirazione diaframmatica – che compromette la mobilità dei pazienti e, nei casi più severi, le funzioni respiratorie e cardiache, portando a dipendenza dalla sedia a rotelle, insufficienza respiratoria e morte prematura.Le fibre danneggiate o morte possono essere riparate o sostituite dalle Cellule Satelliti. Tuttavia, le Cellule Satelliti di pazienti distrofici, avendo lo stesso difetto genico, producono fibre che sono a loro volta soggette a degenerazione. Pertanto nelle Distrofie Muscolari la degenerazione del muscolo scheletrico è cronica, e i continui tentativi di riparo e rigenerazione da parte delle Cellule Satelliti comportano il loro progressivo esaurimento e la rovinosa sostituzione del muscolo con tessuto connettivo e adiposo.Nonostante i meccanismi molecolari alla base delle Distrofie Muscolari siano ben noti, questa classe di malattie rimane una delle più difficili da trattare e sebbene siano già stati condotti numerosi studi clinici, le Distrofie Muscolari sono ancora considerate malattie orfane.

Fonte: Askanews.it

Farmacia Val di Sole di Toselli Elena - Via Val di Sole 22 - 20141 MILANO (MI) - P.iva 01663790184 - Privacy Policy - Webdesign Fulcri Srl

SCOPRI
L’APP